Siamo alla sagra dell’ovvio ma questa volta non ci sono dubbi sugli intenti goliardici di questo post come accadeva invece con quello degli “incoscienti sul ponte dello stretto di Messina“.
Ragioniamoci insieme …
Se ci sono tante condivisioni vuol dire che … ci si è davvero cascati. La procedura descritta nel post è un semplice tutorial su come fare copia e incolla da uno smartphone. E pensare che io ho passato ore con il dito sullo schermo del mio portatile e non succedeva nulla. Con ogni evidenza, chiunque sia l’ideatore di questa catena sa benissimo che è più probabile che gli utenti utilizzino Facebook dal cellulare. È alta anche la probabilità che invece il paziente 0 italiano di questa catena non sia altrettanto scaltro. Si nota la traduzione approssimativa che poteva senza dubbio essere fatta meglio. Non voglio personalmente pensare che il burlone originario si sia messo davvero lì con “Google Translator” a tradurre la sua opera nelle maggiori lingue.
Si tratta semplicemente di una diffusione (più o meno) volontaria di un messaggio. Di un semplice testo. Copiare, incollare e pubblicare questo messaggio ha lo stesso effetto di copiare, incollare e pubblicare la ricetta del ciambellone della nonna.
Nessuna impostazione della privacy viene modificata con quel testo, tantomeno può aiutare a ritrovare i pensieri scritti da amici che non si leggeva da tempo.
Anzi, se davvero Facebook potesse discriminare i post scritti dai nostri amici, di certo sceglierebbe di ridurre la visibilità ad un testo impreciso e confusionale come questo.
AGGIORNAMENTO
A quanto pare esiste almeno una variazione a questo messaggio.