Storia

Il clima politico ed economico dell’URSS ai tempi del disastro di Chernobyl

gorbachev nel 1985

Perestrojka (in russo “ristrutturazione”) si riferisce a una serie di riforme politiche ed economiche intese a far ripartire la stagnante economia degli anni ’80 in Unione Sovietica. Il suo ideatore, il presidente Mikhail Gorbachev, ha avviato i più importanti cambiamenti nel motore economico e nlla struttura politica della sua nazione dopo la Rivoluzione russa. Queste riforme improvvise, in combinazione alla crescente instabilità sia all’interno che all’esterno dell’Unione Sovietica, avrebbe contribuito al crollo dell’URSS avvenuto nel 1991.

I primi tentativi di una riforma

Nel maggio 1985, due mesi dopo essere salito al potere, Mikhail Gorbachev tenne un discorso a San Pietroburgo (allora nota come Leningrado), in cui criticava pubblicamente l’inefficiente sistema economico dell’Unione Sovietica. Fu il primo leader comunista a farlo .

Fece seguito un discorso nel febbraio 1986 al Congresso del Partito Comunista, in cui si espanse sulla necessità di una ristrutturazione politica ed economica: la perestrojka. Con essa invocò una anche nuova era di trasparenza e apertura: la glasnost.

Ma nel 1987, questi primi tentativi di riforma avevano ottenuto pochi risultati e Gorbachev iniziò un programma più ambizioso.

La Perestrojka oltraggiava i vecchi burocrati sovietici

Gorbachev allentò le redini con le quali molte aziende erano controllate dal governo centrale, consentendo ad alcuni agricoltori e produttori di decidere in autonomia cosa e quanto produrre decidere anche il prezzo. Questo incentivò le aziende a puntare ai profitti, andando contro i rigidi controlli sui prezzi che erano stati il ​​fondamento delle politiche economiche sovietiche. La sua mossa indispettì molti funzionari di alto rango che avevano fino a quel momento avuto pieni poteri nei comitati centrali.

Nel maggio 1988 Gorbachev introdusse una nuova politica che consentiva la creazione di società cooperative limitate all’interno dell’Unione Sovietica. Questa mossa portò alla nascita di negozi, ristoranti e aziende di proprietà privata.

Gorbachev allenta le restrizioni commerciali

Gorbachev ha anche rimosso le restrizioni al commercio estero. Ridusse al minimo la burocrazia consentendo ai produttori e alle agenzie governative locali di aggirare le soffocanti richiese del sistema governativo centrale. Il commercio con l’occidente, tuttavia era limitato a quelle aziende controllate per la maggior parte dallo Stato.

Gorbachev si dimostrò inizialmente freddo nei confronti dei lavoratori hanno questi hanno cominciato a reclamare maggiori protezioni e diritti. Migliaia di persone dell’industria carboniera sovietica protestavano infatti per le pessime condizioni lavorative. Il Presidente però ha dovuto in seguito cedere di fronte alle pressioni, dopo una massiccia manifestazione di 300.000 minatori nel 1991.

Gli effetti collaterali

Sebbene Gorbaciov aveva istituito queste riforme per dare una spinta alla lenta economia sovietica, su molti settori dell’economia hanno sortito l’effetto opposto. L’agricoltura, ad esempio, fino prima aveva fornito cibo a basso costo grazie a decenni di forti sussidi governativi. Ora, i produttori erano liberi di imporre prezzi più alti sul mercato, prezzi che molti sovietici non potevano permettersi. La spesa pubblica e il debito sovietico salirono alle stelle. I lavoratori, che spingevano per salari più alti, tutte questioni che portarono un pericoloso aumento dell’inflazione.

A quel punto Gorbaciov era tra due fuochi. I sostenitori della linea dura lo accusavano di concedere troppe libertà e troppo in fretta. Analogamente ricevette critiche da alcuni liberali, che lo accusavano di muoversi troppo lentamente spingendo per una più totale apertura al mondo. Questi ultimi chiedevano la completa abolizione dei comitati centrali di pianificazione, che Gorbachev aveva voluto mantenere.

Le riforme politiche sotto la Perestrojka

Mentre la glasnost rivelava sia gli orrori del passato sovietico, sia le sue inefficienze odierne, Gorbachev passò a ripensare gran parte del sistema politico degli URSS.

Nel corso di una riunione del Partito del 1988, ha approvato misure che prevedevano le prime elezioni veramente democratiche dalla Rivoluzione Russa del 1917. I sostenitori della linea dura inizialmente lo sostenevano, credendo che la data di queste elezioni sarebbe stata abbastanza lontana da poterne controllare il processo. Gorbachev invece spiazzò tutti, annunciò che si sarebbero tenute solo mesi dopo.

I risultati per il nuovo Congresso dei deputati furono notevoli. Mentre alcuni membri del Partito Comunista riuscirono a guadagnare molti ma altri furono sconfitti alle urne dai riformatori liberali.

Ex dissidenti e prigionieri, tra cui il fisico premio Nobel e l’attivista Andrei Sakharov riuscirono a guadagnare un posto nel congresso.

Quando il nuovo Congresso si riunì per la sua prima sessione nel maggio 1989, giornali, televisioni e stazioni radio (una novità, dopo che la glasnost revocò le restrizioni alla stampa) dedicarono molto spazio agli incontri che mostravano un aperto conflitto tra conservatori e liberali.

Sembrava che tutto avesse smesso di funzionare. Era come se l’intero paese non facesse altro che guardare la televisione. Dalle finestre aperte e si sentivano i dibattiti che uscivano dagli altoparlanti. Nel 1990 Gorbachev divenne il primo e unico presidente dell’Unione Sovietica.