Storia

Le conseguenze del disastro nucleare di Chernobyl

Il 25 aprile 1986, il quarto reattore della Centrale Nucleare di Chernobyl doveva essere arrestato per alcuni lavori di manutenzione. Gli operatori della centrale utilizzarono quel periodo di inattività per eseguire un test fondamentale per la centrale stessa. Durante questo test, tuttavia, i lavoratori hanno violato i protocolli di sicurezza facendo schizzare alle stelle l’energia all’interno nucleo. Nonostante i successivi tentativi di arrestare completamente il reattore impazzito, un ulteriore aumento di potenza ha causato una reazione a catena di esplosioni al suo interno. Il nocciolo rimase completamente scoperto dopo la prima esplosione. liberando così le sue radiazioni nell’atmosfera.

Le prime reazioni all’incidente

Già pochi minuti dopo le esplosioni, pompieri hanno tentato di estinguere una serie di incendi nell’impianto, senza tuttavia conoscere il rischio che stavano correndo. Alla fine con degli elicotteri si sono scaricati sabbia e altri materiali sul nocciolo scoperto, nel tentativo di spegnere gli incendi e contenere la contaminazione. Nonostante la morte di due persone nelle esplosioni, l’ospedalizzazione di lavoratori e vigili del fuoco e il pericolo nuove esplosioni e incendi, non ci fu nessuna evacuazione di civili nelle aree circostanti. L’evacuazione della città di Pripjat cominciò circa 36 ore dopo l’inizio del disastro.

CARENZE STRUTTURALI

L’impianto di Chernobyl non aveva una struttura di contenimento fortificata come consuetudine alla maggior parte delle centrali nucleari in altre parti del mondo. La mancanza di questa protezione, ha permesso al materiale radioattivo di disperdersi nell’ambiente.

Rendere pubblico un incidente nucleare, soprattutto di tali dimensioni, era considerata un rischio politico significativo. Fu impossibile nascondere quanto accaduto perché le radiazioni ormai avevano raggiunto anche la Svezia, dove i funzionari di un’altra centrale nucleare avevano rilevato qualcosa di grosso proveniente dall’URSS. Dopo aver prima negato qualsiasi incidente, i sovietici fecero finalmente un breve annuncio il 28 aprile.

Un disastro di proporzioni storiche

Presto il mondo si rese conto che stava assistendo a un evento storico. Fino al 30 percento delle 190 tonnellate di uranio di Chernobyl si erano disperse nell’atmosfera e l’Unione Sovietica alla fine evacuò circa 335.000 persone, stabilendo una “zona di esclusione” con un raggio di 30 chilometri attorno al reattore.

Si stima che in tutto erano circa 350.000 gli operai coinvolti nel contenimento e nella bonifica del luogo dell’incidente. Dei così detti “liquidatori” facevano parte i membri dell’esercito, del personale delle centrali elettriche, della polizia locale e dei servizi antincendio.

Circa 240 000 liquidatori hanno ricevuto le dosi più elevate di radiazioni mentre svolgevano importanti attività di mitigazione all’interno della zona di 30 km attorno al reattore. Successivamente, il numero di liquidatori salì a 600.000, sebbene solo una piccola parte di questi si espose a livelli elevati di radiazioni.

Nella primavera e nell’estate del 1986, 116.000 persone furono evacuate dalla zona circostante il reattore di Chernobyl in aree non contaminate. Altre 230.000 subirono la stessa sorte negli anni successivi.

Gli evacuati erano visti come appestati

Attualmente circa cinque milioni di persone vivono nelle aree della Bielorussia, della Federazione Russa e dell’Ucraina con livelli di deposizione radioattiva di cesio importante. Tra questi, circa 270.000 persone continuano a vivere in aree classificate dalle autorità sovietiche come zone rigorosamente controllate (SCZ), dove la contaminazione radioattiva da cesio è ancora maggiore.

L’evacuazione e il trasferimento si sono rivelati un’esperienza profondamente traumatica per molte persone che si sono ritrovate all’improvviso lontane da casa e in mezzo a persone sconosciute che addirittura li evitava. Nessuno voleva avere a che fare con una “persona contaminata“.

L’informazione scarseggiava e quelle notizie che riuscivano ad arrivare alla popolazione russa interessata dall’incidente erano avvertite dagli come inaffidabili.

Cancro alla tiroide

Gli studi hanno evidenziato un forte aumento dell’incidenza del cancro alla tiroide tra le persone che erano al momento dell’incidente erano bambini o adolescenti che vivevano nelle aree più contaminate della Bielorussia, della Federazione Russa e dell’Ucraina.

Ciò era dovuto agli alti livelli di iodio radioattivo rilasciato dal reattore di Chernobyl nei primi giorni dopo l’incidente. Le mucche ingerivano lo iodio radioattivo che si era depositato nei pascoli. Lo iodio finiva nel loro latte che poi, soprattutto i bambini poi, bevevano. Una carenza generale di iodio nella dieta ha quindi causato l’accumulo di più iodio radioattivo nella tiroide. Poiché lo iodio radioattivo ha vita breve, se le persone avessero smesso bere e far bere latte contaminato ai bambini per alcuni mesi dopo l’incidente, è probabile che molta gente non avrebbe sviluppato il cancro alla tiroide.

In Bielorussia, Federazione Russa e Ucraina sono stati diagnosticati quasi 5.000 casi di cancro tiroideo. Fortunatamente, il trattamento ha avuto buoni effetti anche nei bambini con tumori allo stato avanzato. Tuttavia, dovranno assumere farmaci per il resto della vita per sostituire la perdita della funzione tiroidea.

Leucemia e carcinoma solido non tiroideo

Le radiazioni ionizzanti sono una causa nota di alcuni tipi di leucemia. Un rischio elevato di leucemia è stato riscontrato per la prima volta tra i sopravvissuti ai bombardamenti atomici in Giappone circa 2-5 anni dopo l’esposizione. Recenti indagini suggeriscono un raddoppio dell’incidenza della leucemia tra i liquidatori di Chernobyl più esposti. Nessun aumento di questo tipo è stato chiaramente dimostrato tra i bambini o gli adulti residenti in una qualsiasi delle aree contaminate.

Mentre gli scienziati hanno condotto studi per determinare se i tumori negli altri organi possono essere stati causati dalle radiazioni, gli scienziati dell’OMS non hanno rilevato prove di un aumento dei rischi di cancro, (a parte quello alla tiroide), che può essere chiaramente ricondotto alle radiazioni di Chernobyl.

Escludendo le recenti scoperte sul rischio di leucemia tra i liquidatori di Chernobyl, le statistiche indicano un lieve aumento dell’incidenza del carcinoma mammario in pre-menopausa nelle aree più contaminate, che sembrano essere correlate alla dose di radiazioni.

Effetti a lungo termine

Il disastro ha avuto un impatto anche sulla foresta e sulla fauna selvatica. Subito dopo l’incidente, un’area di circa quattro miglia quadrate divenne nota come la “Foresta Rossa” perché così tanti alberi diventarono di colore bruno-rossastro e morirono dopo aver assorbito alti livelli di radiazione.

Oggi, la zona di esclusione è stranamente silenziosa, sebbene piena di vita. Molti alberi sono ricresciuti, e animali selvatici popolano la zona. Tuttavia gli scienziati hanno notato un forte aumento di casi di albinismo e cataratta tra gli animali presenti in zona. A causa dell’allontanamento dell’uomo dall’area attorno alla centrale elettrica ormai chiusa, il numero di alcuni animali selvatici, dalle linci agli alci, è aumentato. Nel 2015, gli scienziati hanno stimato che il numero di volpi presenti nella zona di esclusione era sette volte più alta nella zona di esclusione rispetto a riserve vicine, grazie all’assenza umana.

Il disastro di Chernobyl ebbe altre ricadute. Il disastroso bilancio economico e politico accelerò la corsa dell’Unione Sovietica verso la sua fine. Nacque anche un movimento anti-nucleare globale. Secondo una stima, il disastro è costato circa $ 235 miliardi di dollari. Quella che oggi è la Bielorussia, ha visto il 23 percento del suo territorio contaminato dall’incidente, perdendo circa un quinto dei suoi terreni agricoli.

Oggi Chernobyl è aperta ai turisti che sono incuriositi dalla sua storia e dal suo pericolo. Ma sebbene Chernobyl simboleggi la potenziale devastazione dell’energia nucleare, la Russia conta ancora 11 reattori RBMK operativi, dello stesso tipo di quelli utilizzati a Chernobyl.