Curiosità

Gli animali sanno contare?

Il coronavirus non è stato fatto in laboratorio

Durante la fine del XIX secolo, un insegnante di nome Wilhelm Von Osten fece notizia quando presentò al pubblico il suo straordinario cavallo in grado di contare.

Secondo quanto riferito, il cavallo, noto come “Clever Hans” (Hans l’intelligente), poteva contare ed eseguire calcoli matematici di base, fornendo la risposta in base al numero di volte in cui batteva a terra con i suoi zoccoli.

Ma, mentre il pubblico, puntualmente era entusiasta del fenomeno, un arguto psicologo scoprì l’inganno che si celava dietro questo cavallo.

Lo psicologo Oskar Pfungst capì che Hans capiva quando smettere di battere i suoi zoccoli carpendo indizi forniti sia dal suo proprietario che dal pubblico, fornendo quindi la giusta risposta. Per essere un cavallo intelligente, lo era di sicuro, ma di certo non era in grado di contare.

Cavallo imbroglione!

Per le sue indagini, Oskar Pfungst sottopose Hans l’intelligente ad una prova molto più controllata. Usò insomma il metodo scientifico.

Nello specifico Pfungst “isolò” Hans dal suo padrone e dagli spettatori, e fece rivolgere a lui domande da persone che non erano in grado di sapere la risposta e, per essere sicuro che Hans non potesse ricevere stimoli visivi, gli mise anche i paraocchi.

Ne venne fuori che Hans, rispondeva correttamente alle domande di chiunque glie le ponesse … ma solo in determinate condizioni. Se la persona era fuori dal suo campo visivo o ignorava la risposta, Hans il cavallo non riusciva a fornire la risposta esatta.

Alla fine Hans è stato comunque “l’intlligente“, dato che era in grado di reagire perfettamente agli stimoli visivi e al linguaggio del corpo di chi gli poneva le domande, cogliendo le involontarie modifiche posturali di chi partecipava.

Tuttavia, sebbene il caso del cavallo Hans fosse di una sorta di trucco, i ricercatori moderni hanno scoperto che molti animali hanno un certo livello di abilità nel fare i conti. Ad esempio, gli studi dimostrano che i cani possono contare fino a quattro o cinque porzioni di cibo. I ricercatori hanno posizionato tre porzioni di cibo sul pavimento e successivamente, nascondendole dietro un pannello, ne hanno tolta una. Scoprendo nuovamente il cibo, il cane noterà la mancanza e cercherà nei dintorni la porzione sparita.

Le abilità matematiche degli Orsi Bruni

In un esperimento condotto nello Zoo dell’Alabama tre Orsi Neri sono stati posti davanti ad uno schermo gigante. Sullo schermo erano presenti due immagini con due sfondi differenti. Le immagini ritraevano una serie di pallini e l’orso (addestrato a toccare lo schermo con il muso o con la zampa) riusciva a scegliere l’immagine con più pallini.

Anche dopo aver “mischiato” i pallini nelle due immagini e aver cambiato lo sfondo, l’orso era sempre in grado di scegliere l’immagine con più pallini.

Secondo il ricercatore Dave Garshelis sostiene che questa abilità possa derivare dalla somiglianza che i “pallini” hanno con le bacche, ma in questo caso l’olfatto non ha potuto aiutare l’orso ha scovarne la quantità maggiore, così come avviene in natura.

Ma i primati contano meglio!

Le abilità matematiche degli scimpanzé sono ancora più impressionanti. Quando la professoressa Sally Boysen della Ohio State University ha provato ad insegnare a contare agli scimpanzé, ha scoperto con sorpresa che alla fine hanno capito come aggiungere e sottrarre da soli.

Un gruppo di scienziati dell’Università di Rochester ha condotto esperimenti matematici sui macachi. Si è scoperto che queste scimmie ottenevano risultati paragonabili a “colleghi studenti umani” completando il testo in tempi molto simili.

Con un cervello più piccolo, che succede?

Studi sui Gambusia indicano che questi pesci possono distinguere tra piccole quantità, ma non più di quattro o cinque unità.

Ancora più affascinante è il caso della della formica del deserto. Gli studi hanno dimostrato che queste formiche contano in un certo senso i loro passi. Una volta uscite dalla loro tana, conterebbero i passi effettuati tanto da assicurarsi di poter tornare a casa.

Anche non si tratta di un conteggio vero e proprio, questa formica dimostra un’insolita capacità di elaborare i numeri, probabilmente attraverso un meccanismo del sistema nervoso centrale.